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Gestualità e significati universali

Con il termine “gesto” si definisce un'azione di movimento del corpo umano, con locazione braccia e mani, con un significato intrinseco chiaro per l'ascoltatore.

La gestualità può essere considerata di due caratteri, di cui una quotidiana e una esplicita, considerabile ritualistica-religiosa.

La gestualità rituale ha origini istintivo e rituale, con una duplicità di carattere pratico, ma al contempo fantastico, magico, che possiede una forte componente spettacolare ed esasperata. Questa si può trovare nei balli indiani, nel teatro cinese eccetera.

Nell'uso invece più quotidiano il gesto viene utilizzato nella comunicazione e la nostra attenzione viene spesso attratta da essi, siccome ben visibili e di facile comprensione, mentre altri aspetti della comunicazione non verbale può risultare difficile da cogliere per il conscio.

Nel teatro e nello spettacolo la gestualità deve essere ben controllata e studiata, e qua nasce la cheironomia (o chironomia, dal greco χειρονομÎ¯α “muovere le braccia/mani”) ossia l'arte di gestire e muovere braccia e mani durante recitazione o nei discorsi pubblici.

Secondo lo studioso McNeill i gesti si possono catalogare in tre tipologie:

  • Deittici o metaforici: sono gesti che indicano persone o oggetti, con mano aperta o chiusa.

  • Iconici: (dal greco eikṓn “immagine”) sono gesti che riproducono oggetti reali o imitano azioni.

  • Batonici o illustratori: scandiscono ritmicamente il tempo della frase con movimenti verticali.

  • Simbolici o emblematici: sono gesti che, secondo tradizione e cultura, sono codificati con un significato preciso e predeterminato.

Di tutti questi poi si possono diversificare in svariate modalità, che spiegherò di seguito.

 

1) Creativi e codificati

quelli creativi e quelli codificati, ossia i primi sono gesti adattabili e significativi solo nel contesto estemporaneo, mentre i secondi hanno un significato universale e univoco. I gesti codificati possono essere sia di origine culturale che biologica, questi ultimi sono segnali istintivi e universali nella razza umana, che comunicano emozioni basilari come rabbia, gioia, minaccia.

 

2) Consci, taciti e inconsci

I gesti codificati sono segnali intenzionali e consapevoli, al contrario dei batonici che quasi sempre sono inconsapevoli e si possono definire come gestualità tacita.

Infine i gesti inconsci sono quelli che nemmeno ci accorgiamo di fare, ma risulta uno sfogo a una situazione di stress in cui siamo costretti a controllarci per esempio.

 

3) Motivati e arbitrari

I gesti motivati sono di forma facilmente associabile al significato dato dalla forma o dal movimento, in questi rientrano due tipologie: iconici e naturali.

Gli iconici, come detto sopra, forma e movimento fanno parte della traduzione e sono strettamente correlate, in un legame di somiglianza e riproducibilità.

I naturali (ad esempio scuotere le braccia per esultare) la relazione col significato è di tipo meccanico, qualcosa nella traduzione del gesto ne determina in maniera necessaria la forma.

Invece un gesto arbitrario è di significato ignoto per l'ascoltatore, poiché condivide esperienze e livelli di decodifica in comune con chi produce il significato.

 

4) Autonomi e coverbali

I gesti autonomi sono indipendenti dalla parola, sostituendola completamente, come potrebbe essere la lingua dei sordomuti o persino le lingue silenziose inventate dai bambini.

I coverbali invece sono coesistenti al verbale, poiché arricchiscono i discorso e ne migliorano la comprensione.

Poiché molti dei gesti degli udenti non costituiscono il mezzo privilegiato di informazione, spesso questi rivelano contenuti inconsci della mente di chi comunica. Con un appropriato studio si può arrivare a comprendere il vero pensiero di ogni persona con cui ci troviamo a comunicare.

 

Sui movimenti della testa invece ci sono opinioni contrastanti in quanto nel 1977 il dottor Morris li definisce genericamente come segnali piuttosto che gesti, e in quanto tali secondo i principi della semiotica si può definire come un qualsiasi che fornisca informazioni e dunque non implicante volontarietà.

Mentre nel 1994 il dottor Cassel ritiene che i movimenti di assenso o negazione sono movimenti facciali, anche se esprimono significati chiari e ampiamente condivisi. Secondo gli atti formativi di Ekmal e Friesen dunque i segnali chiari e intenzionali come la negazione o l'affermazione, possono essere considerati gesti a tutti gli effetti.

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